Opinioni – Scienze della Comunicazione: prima parte

Scienze della Comunicazione? Scienza delle Comunicazioni? Il nome potrebbe sembrare ambiguo: sono più scienze per una sola Comunicazione o ci sono tante Comunicazioni per una sola scienza? La definizione esatta è Scienze della Comunicazione, e secondo me il vero significato è quello più profondo e più importante, quello cioè che intende la Comunicazione come un grande “Contenitore” composto da contenuti diversi applicabili a più canali possibili, in grado di soddisfare tutti i sensi.

Se ne sente parlare spesso, forse troppo, e forse sempre in maniera sbagliata: Scienze della disoccupazione, Scienze delle merendine, Scienze del fancazzismo, sono solo alcuni dei termini usati per descrivere negativamente questo corso di studi, e sono gli stessi termini utilizzati anche da alcuni politici che – mai sazi di ignoranza- sentono il bisogno di esprimere la propria opinione, quasi mai supportandola con delle valide ragioni (probabilmente sono proprio loro ad avere un estremo bisogno di migliorare la propria comunicazione, oppure hanno paura che dei buoni comunicatori possano smascherare la loro ignoranza, ma questa è un’altra storia).

L’analisi che voglio fare in questa prima parte, non entra nella specificità della Comunicazione e nell’analisi di quali possono essere le opportunità nel mondo attuale, ma è di tipo “morale”: uno stimolo cioè a ragionare in modo meno superficiale quando si parla di questa Università.

Tolte alcune rare eccezioni, sono poi molte le Università che garantiscono un’occupazione, in particolar modo in questi tempi di crisi? Quanti sono quelli che a 18 anni hanno già le idee chiare su quello che vogliono (o vorrebbero) fare da grandi? Ma soprattutto, quale deve essere il vero scopo di un’istruzione universitaria?

In Italia siamo pieni di studenti che si iscrivono all’Università spinti da genitori frustrati, per inseguire una carriera che porterà più soddisfazioni alla propria famiglia che a loro stessi, senza contare poi tutti quelli che lasciano gli studi incompiuti.

In questo mare di futuri avvocati, economisti e dottori vari, si perde quello che dovrebbe essere uno dei punti di forza dell’Università: aprire la mente. Proviamo per una volta a mettere al centro dei pensieri la Persona, non le convinzioni, le convenzioni e i preconcetti. Partiamo dal presupposto che dietro ad ogni Laurea c’è una Testa, ed è quella che fa la differenza, nella vita e nel lavoro.

Cos’è che distingue uno studente da un altro? Il corso seguito? La spesa per le tasse universitarie? Il numero di esami o la media dei voti? No… secondo me è la passione, lo stimolo, la curiosità e la voglia di imparare qualcosa di nuovo. Se non c’è questo spirito, qualsiasi università può diventare una Scienza della Disoccupazione. Se fatta passivamente, senza convinzione e senza metterci “qualcosa in più”, allora sì che Scienze della Comunicazione diventa una facoltà inutile, ma se si decide di imparare qualcosa su questo tipo di mondo, di aprire la mente e di capire cosa ci piace, cosa non ci piace, e cosa siamo portati a fare, si capisce di avere tra le mani un tesoro.

La difficoltà principale di chi opera in questo settore, è proprio quella di far capire l’importanza di una Comunicazione ben fatta. Il fatto che gli strumenti per comunicare sono alla portata di tutti, non significa che tutti sanno come utilizzarli al meglio. Questo è l’obiettivo principale dell’Università di Scienze della Comunicazione: conoscere gli strumenti, capirli ed imparare ad utilizzarli, applicandoli nella forma più adatta ad ogni settore. Nella seconda parte proverò ad entrare negli aspetti più tecnici, cercando anche di approfondire quali sono gli scenari possibili per uno studente di Comunicazione.

Se pensate di iniziare questo tipo di studi, se non sapete di che cosa si tratta, se già la studiate e vi siete stancati di sentirne parlare male, o se semplicemente siete curiosi, lasciate perdere quei professori mediocri che vi sconsigliano questa facoltà, lasciate perdere quei politici mediocri che ne parlano male (loro vi temono, se imparate a comunicare non potranno più prendervi in giro), aprite la vostra mente e ricordatevi il primo assioma della comunicazione, che vi accompagnerà per tutta la vostra vita: NON SI PUÒ NON COMUNICARE.