Facebook e la privacy. Di chi?

Wikipedia dice: “La privacy (in inglese /ˈpɹɪvəsi/ o /ˈpɹaɪvəsi/ — in italiano la dizione più usuale è /ˈpraivasi/, dall’americano /ˈpɹaɪvəsi/), termine inglese equivalente a riservatezza o privatezza, è appunto il diritto alla riservatezza delle informazioni personali e della propria vita privata: the right to be let alone (lett. “il diritto di essere lasciati in pace”)”

Tralasciamo per un attimo il discorso giuridico e “tecnico” che è di una noia mortale.
Capiamoci. Ma ‘sta privacy la vogliamo o no?

Se ne parla in continuazione, se ne discute, si cerca di capire cosa sia privato e cosa no, chi può vedere cosa e chi non potrebbe sapere niente. E Facebook rincara la dose, aggiornando le impostazioni sulla privacy in continuazione, come se tutti si fermassero a leggere o a cercare di capire su che cosa stanno cliccando.

Si parla di riservatezza della propria vita privata, ci lamentiamo se abbiamo l’impressione di essere controllati, ma vogliamo che tutti sappiano che cosa abbiamo mangiato, cosa abbiamo comprato e dove andremo stasera, se possibile mostrando a tutti una bella foto. Tutto giusto, perchè il sacrosanto diritto di farsi i fatti propri fa a pugni con il sacrosanto diritto di mettersi in mostra e di guadagnare qualche decina di Like. Ora possiamo farlo. Ora tutti possiamo essere qualcuno, o almeno possiamo fare finta di esserlo. Tutti possiamo sentirci famosi, possiamo farci le foto da soli (possibilmente allo specchio) e costruirci la nostra immagine, reale o finta che sia.

E della privacy che ce ne importa? Siamo dei vouyeristi, siamo dei gossippari che vogliono sapere tutto di tutti, anche se ci piace dire che odiamo il gossip e Alfonso Signorini. Così perchè fa trasgressivo. La privacy non la vogliamo perchè altrimenti non potremmo sapere se lui si è fidanzato con lei e i nostri discorsi non inizierebbero più con “Ho letto su facebook che…”

Ti chiedo l’amicizia perché voglio sapere tutto di te, voglio sapere chi sei, dove abiti e cosa fai nella vita. Tu non accetti la mia richiesta e pensi di avermi fregato perché il tuo profilo è aperto solo ai tuoi amici, quindi mi faccio raccontare tutto dal cugino di uno zio di un mio amico che era tuo compagno di banco all’asilo… chi più di lui è meritevole di poter leggere i fatti tuoi?

Tutto bello, Facebook è una piazza, con i pro e i contro del caso: conosciamo gente, capiamo e ci facciamo una cultura, allacciamo rapporti personali e di lavoro, siamo sempre informati su tutto. Poi però il nostro capo ci licenzia perchè durante l’orario di lavoro stavamo commentando la foto di una nostra amica che ha abbinato sapientemente un paio di tette ad una citazione di Paulo Coelho.

La realtà è che per quanto riguarda la nostra Timeline (o bacheca per quelli che sono rimasti indietro) la privacy non esiste. È un’illusione. In un modo o nell’altro, se qualcuno vuole vedere quello che facciamo, riuscirà a farlo. E noi saremo lì. Inconsapevoli. Nascosti dietro il nostro blocco dei tag.
E Zuckerberg ancora mi chiede se voglio che questo o quello sia visibile a Tizio o a Caio?

Una regola:
Sei consapevole che tutti lo sapranno? Pubblicalo.
Vuoi che qualcuno non lo sappia? Non pubblicarlo.